Il titolo introduce con chiarezza il tema della mostra di Raffaela Mariniello che ripercorre le tappe del Grand Tour quasi duecento anni dopo, ribaltandone il senso e la prospettiva. Perché il Grand Tour della Mariniello è un itinerario che non ha niente a che vedere con il viaggio di iniziazione e di formazione che portò per due secoli i gentiluomini europei a percorrere la nostra terra spinti dal desiderio di riscoprire i luoghi canonici più significativi entrati nell’immaginario simbolico e collegati alle categorie illuministiche del Pittoresco, del Sublimee dell’Antico.

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Souvenirs d'Italie - 2006-2011

Souvenirs d'Italie - Skira edizioni, Milano 2011

Souvenirs d’Italie, viaggio nei centri storici italiani.

Denise Maria Pagano


Il titolo introduce con chiarezza il tema della mostra di Raffaela Mariniello che ripercorre le tappe del Grand Tour quasi duecento anni dopo, ribaltandone il senso e la prospettiva. Perché il Grand Tour della Mariniello è un itinerario che non ha niente a che vedere con il viaggio di iniziazione e di formazione che portò per due secoli i gentiluomini europei a percorrere la nostra terra spinti dal desiderio di riscoprire i luoghi canonici più significativi entrati nell’immaginario simbolico e collegati alle categorie illuministiche del Pittoresco, del Sublimee dell’Antico.
Allora si trattava di ritrovare le istanze culturali e spirituali di un epoca in un percorso convenzionale che via via assumeva i connotati dell’itinerario contemplativo romantico, trasformando i luoghi in elementi di eccezionale forza evocativa; oggi ciò che resta sono le città snaturate della loro identità storica, spazi deserti svuotati dagli uomini e riempiti solo da oggetti pacchiani. I valori di suggestione lirica e il sentimento pittoresco del paesaggio, considerato strumento per la conservazione della memoria, lasciano spazio a un racconto di alterazioni urbane, a una ironica provocazione che mette a nudo una realtà vacua, superficiale. Il “souvenir”, che attraverso l’acquisizione di opere d’arte, di libri, di oggetti di scavo confermava il conseguimento di un gusto raffinato, ma che anche grazie alle prime IMMAGINI fotografiche o alla produzione di cartoline illustrate era una garanzia per la salvaguardia della memoria, è oggi degradato a testimonianza di una realtà scollata dalla storia, umiliata dal punto di vista artistico e inquinata dalle peggiori istallazioni urbane.
Le IMMAGINI a colori di grande formato che la Mariniello ci propone raccontano di città come Roma, Venezia, Firenze, Napoli tutte omologate dall’utilizzo dei monumenti con i più forti rimandi simbolici come se fossero fondali di scena, davanti ai quali colorate e rutilanti strutture mobili catturano lo spazio: la bancarella di costumi a piazza San Marco, la giostra a piazza Navona, il venditore di palloncini a piazza del Plebiscito, il pub ambulante davanti Castelnuovo. È la vittoria del kitsch nel gusto contemporaneo e nei luoghi consumati dal turismo di massa.


Non è casuale che per raccontare l’effimero, la superficialità e il cattivo gusto collettivo, l’artista parta da uno spazio di per sé artificiale, da quel grande luna park che è “l’Italia in miniatura” a Viserbella presso Rimini, luogo deputato, nella sua realtà illusoria, a trasmettere in un’atmosfera surreale la brama consumistica dei nostri tempi. Non è neppure per caso che, per rendere più stridente questo contrasto dove realtà e finzione si sovrappongono, dove si mescolano l’orrore e la bellezza delle cose, dove gli oggetti di consumo contemporanei si impongono ai monumenti storici, la Mariniello abbia scelto di utilizzare il colore a sostituzione di quel bianco e nero rigoroso che nei suoi precedenti lavori aveva connotato notturne e desolate periferie.
Perché solo la luce artificiale e lo sfavillare dei colori dà forza alle IMMAGINI, dà vita alle contraddizioni, simula la realtà, esprime una concezione popolare dell’arte. Il potere della fotografia, per la Mariniello, non è quello di restituire una presunta realtà oggettiva, bensì di rendere illusoria la realtà e reale la finzione, in un gioco di specchi che sconcerta e confonde lo spettatore. Per materializzare questa sua visione l’artista realizza nello spazio espositivo delle istallazioni, aprendo la sua ricerca a nuove modalità espressive, ma torna poi, nel VIDEO che accompagna la mostra, a un reportage oggettivo della realtà con la reintroduzione degli abitanti nelle città svuotate delle fotografie. Quasi che l’uomo possa tornare a essere strumento attivo nella ricostruzione del suo futuro.